La ricerca sociale, sminuita dai molti, influenza i fenomeni che si propone di descrivere: potrebbe valere il titolo di Cavaliere della Repubblica?
Sei arresti, fra cui due sindacalisti e un ispettore del lavoro. È questo il bilancio dell’operazione “Commodo” portata a termine dalla squadra mobile di Latina lo scorso 17 Gennaio. Principale capo d’accusa? Associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro. Ma cosa mette in relazione un’inchiesta giudiziaria con un lavoro di ricerca sociale, fin troppo spesso sottovalutato e snaturato del proprio scopo originario? L’indagine in realtà affonda le proprie radici in profondità, precisamente nel 2011 quando Marco Omizzolo, già PhD in Sociologia presso l’Università “La Sapienza” di Roma, pubblica la tesi di dottorato “Il transnazionalismo nello studio delle migrazioni internazionali. Il caso della comunità sikh della provincia di Latina”, proseguendo così un percorso di ricerca che lo porterà a inserirsi nella comunità indiana di Latina al fine di carpirne le dinamiche sociali che intervengono quando ad un modello virtuoso di integrazione si contrappone lo sfruttamento della manodopera a basso costo.
Una ricerca a cui Omizzolo ha dedicato mente e corpo, nella misura in cui per tre mesi si è unito ai braccianti sfruttati nelle coltivazioni, collezionando dati e dichiarazioni di lavoratori e “caporali”.
Risultato? Una lunga serie di dossier e reportage che hanno coadiuvato il lavoro della Procura, e che sono valsi al sociologo il conferimento, da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dell’onorificenza di “Cavaliere all’Ordine del Merito della Repubblica italiana”.
Costretto a vivere sotto scorta, in seguito alle minacce ricevute da quando ha iniziato ad occuparsi di caporalato e sfruttamento del lavoro, ad oggi tutto ciò suggerisce le reali dimensioni del fenomeno, strutturato e organizzato sul territorio alla stregua di qualunque altra associazione di stampo mafioso.
“Da un punto di vista sociologico – spiega il ricercatore – sia il trafficante che il caporale ignorano di essere dei criminali”, preferendo definire le rispettive attività con il concetto di aiuto. “Aiuto” tuttavia strettamente legato al tornaconto economico: si parla di cifre che si aggirano intorno ai 15.000 euro per organizzare il viaggio dall’India e il successivo reclutamento come bracciante agricolo.
Il ruolo di Omizzolo nella vicenda sottolinea come, al di là dei fiumi d’inchiostro fossilizzato su pagine rilegate in pelle e del mero dibattito accademico fine a sé stesso, la ricerca sociologica abbia la concreta possibilità di cambiare uno o più aspetti perversi della società odierna.
Se il lavoro di Omizzolo può insegnare qualcosa, specialmente a chi compie studi nell’ambito sociologico, è che si ha il dovere morale di scendere in campo, essendo in grado di analizzare le cause originarie di questi fenomeni complessi e articolati, altrimenti imperscrutabili e forse ancora non adeguatamente considerati.
Andrea Cicero